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I MARINOTI DI SICILIA

Recensioni

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 La Stranezza

di FARITA 64

 

Nella vita capita un pò a tutti di avere delle idee " Bislacche" o "Strane" o come si dice in dialetto siciliano "Strammiri" che sembrano talmente bizzarre o controcorrenti che abbiamo il timore di parlarne o addirittura sussurrarle per la paura di non essere compresi o essere derisi di chi ci ascolta o peggio ancora di essere etichettati come folli! Questa assurda malattia , è la follia nella quale ognuno di noi trova la propria autenticità, il proprio essere in quanto svincolati dai pregiudizi e dalle "maschere" che la società impone affinché ognuno di noi rientri nella categoria degli esseri normali . Il diverso, il nuovo ha sempre creato imbarazzo e incomprensione Ma una idea più è strana più è folle e più è geniale. Ti allontana dal coro, dalla mediocrità, dall' omologazione, "Processo culturale per il quale una cosa o una persona va perdendo le proprie caratteristiche e i comportamenti peculiari, uniformandosi alle tendenze dominanti". Essere "diversi" è scomodo , rompere gli schemi fa paura perchè impone molto coraggio. Pirandello, grande genio della letteratura, invece, ha avuto il coraggio di partorire le sue "stranezze" creando dei capolavori a livello mondiale. Il Film diretto dal grande regista Roberto Andò tratta proprio della " stranezza" di Pirandello nel voler scrivere un' opera teatrale diversa, all'avanguardia come " Sei personaggi in cerca di autore". La parola "Stranezza" viene pronunciata due volte nel film: dalla balia ,Maria Stella e nel colloquio con G. Verga, dove il grande drammaturgo gli confida che ha un' idea creativa che non riesce a prendere forma e per questo motivo gli crea apprensione e frustrazione. I suoi personaggi, infatti, si presentano, in attesa di essere partoriti dalla mente geniale dell' autore ma subito dopo si dileguano, appaiono e svaniscono come dei fantasmi che bussano ogni giorno alla sua mente chiedendo udienza come lui stesso afferma nel film, sono i sogni che vengono dall' inconscio e affiorano per essere ascoltati. Pirandello a causa delle disgrazie familiari perchè la moglie era diventata pazza indaga sulla psiche umana usando la sua vena artistica e indaga sui suoi personaggi, trasferendoli sul palcoscenico per essere esaminati dal pubblico. Con i " Sei personaggi in cerca d' autore" Pirandello rompe tutti gli schemi e i canoni del teatro trasformandolo in un teatro nel teatro. L' opera inizialmente non viene compresa alla prima del 1921 al teatro Valli di Roma, solo insulti e fischi e si dovrà aspettare qualche anno per il successo a livello mondiale della sua " Stranezza" che ha cambiato per sempre le regole del teatro. Il film diretto magistralmente dal regista siciliano Roberto Andò mette in evidenza il momento di blocco creativo del maestro che riesce a superare, giungendo nella sua Girgenti per il funerale della amata balia Maria Stella e incontrando casualmente due personaggi surreali ( Onofrio e Bastiano ) attori amatoriali o " Professionisti dilettanti" come si definiscono e nello stesso tempo pure becchini i quali riescono inconsapevolmente a dar "forma" e quindi a concretizzare l' idea strana di Pirandello. "Personaggi" che si possono aggiungere ai sei Pirandelliani in quanto vivono anch' essi tra finzione e realtà, Pirandello non li trova alla prima rappresentazione del suo spettacolo a Roma nella lista degli invitati e rimane confuso pensando che siano solo frutto della sua immaginazione . Bellissima la scena finale del film quando i due personaggi casualmente rimangono chiusi nel teatro e le luci si abbassano in attesa che vengano liberati come   quei "personaggi in cerca d ' autore" che bloccati nell oblio dell'inconscio aspettano che ritorni la luce creativa per essere rimossi e affiorare alla mente del genio.

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LA STRANEZZA: RITRATTO DI UN POPOLO

di Fabrizio Sergi

 

 Sicilia 1920 – Siamo a Girgenti, città natale di Luigi Pirandello, e due “strani” personaggi, due becchini, si dilettano a teatro, impegnati nella presentazione della tragicommedia "La trincea del rimorso” o per meglio dire “Cicciareddu e Pietruzzu".

 

Succede che questo evento coincide con l'ottantesimo compleanno di Giovanni Verga e l’avvenimento riportaproprio Pirandello nella sua città natale. A questo si aggiunge la morte della sorella del drammaturgo, un motivo valido che favorisce il suo incontro con i due becchini.

 

Il maestro è in una crisi creativa e osservare di nascosto le prove della compagnia amatoriale di Nofrio e Bastiano è stimolante per la nascita di una delle sue opere più importanti "Sei personaggi in cerca d'autore".

 

Quello che succede sul palco si confonde con quanto accade dietro le quinte e Pirandello, testimone muto della prima del duo strano, raccoglie idee per il debutto a Roma della sua nuova creatura, a cui Nofrio e

 

Bastiano saranno invitati.

 

Roberto Andò, regista e sceneggiatore con Massimo Gaudioso (autore anche del tema) e Ugo Chiti, tessono un’opera che intreccia trame e memorie letterarie, ma anche “metacinematografia”. Nofrio e Bastiano richiamano alla mente l'Amleto di Shakespeare e la scelta di Ficarra e Picone nei ruoli dei due becchini sembra più che azzeccata. È come se rivedessimo sul grande schermo Franco e Ciccio nell'episodio "La giara" in "Kaos" dei fratelli Taviani. E la sceneggiatura funziona.

 

Il processo creativo viene raccontato anche come equilibrio tra vita e teatro, un continuum reciproco derivato della profondità psicologica o psicoanalitica dell’esperienza pirandelliana fatta di vissuti personali (ad esempio la malattia della moglie), e poi è ben visibile quel tormento interiore che lo scrittore siciliano chiamava "strano".

 

Un Toni Servillo, che lo interpreta, è un attento osservatore che rende il tutto unico facendo un grande sforzo (ben riuscito) per raggiungere la caratteristica cortesia di Pirandello, uomo d’altri

 

tempi. Con lui, il drammaturgo scivola come un’ombra dietro le quinte.

 

E tornano ancora loro, Valentino Picone e soprattutto Salvo Ficarra, i due becchini-drammaturghi che sono maschere molto efficaci per la loro esagerazione che ha del grottesco, in un film dove il confine tra tragico e comico è costantemente attraversato.

 

La stranezza si rivela un film suggestivo e sorprendente, capace di farci viaggiare nel tempo e nella storia del teatro - come nelle visioni di un autore geniale - fino a farci riappassionare all’odore del palcoscenico che ci sembra quasi di avvertire.

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LA STRANEZZA

Isabella V. Fleri                                                

 

La stranezza, presentato alla Festa del Cinema di Roma e nelle sale italiane nell’ottobre 2022, narra ingegnosamente la genesi di un capolavoro del teatro del XX secolo: Sei personaggi in cerca d’autore di Luigi Pirandello, anche se gli avvenimenti sono romanzati. Accanto al personaggio principale, ossia Luigi Pirandello - interpretato magistralmente da Toni Servillo - vi sono due becchìni, Onofrio e Sebastiano, aspiranti drammaturghi - Ficarra e Picone, bravi e convincenti.

 

I tre protagonisti contribuiscono alla struttura tragi-comica del film, binomio che sta alla base della poetica pirandelliana: “comicità e umorismo”, e perciò anche del “grottesco”. Infatti, lo spettacolo che i due sono intenti a rappresentare è destinato a far ridere, pur celando una profonda tragicità. Se gli attori, dilettanti, fanno oggettivamente ridere perché buffi, gli accadimenti della rappresentazione sono estremamente dolorosi: sono l’epifania del disagio umano provato dai vari personaggi, sia per le vicende amorose che per motivi etici (si accenna anche a una diffusa corruzione).

 

La preparazione della commedia si alterna ai monologhi e alle “visioni” dello scrittore siciliano, impegnato nella stesura del suo dramma: l’ispirazione arriverà solo nella manifestazione del tragico, alla prima dello spettacolo di Onofrio e Sebastiano. Sarà proprio la fusione tra teatro e realtà a dare la scintilla per il capolavoro.

 

Ma nel 1921 al Teatro Valle di Roma la prima di Sei personaggi in cerca d’autore è un fiasco, Pirandello viene fischiato, il pubblico è sconvolto e indignato; il film si conclude con un dubbio, un interrogativo che non fa che accrescere l’importanza del tema centrale: realtà e finzione.

 

Nella vicenda l’intrecciarsi di tragedia e commedia è amplificato dall’elemento funebre, intrinseco al duo e ben presente nelle credenze popolari siciliane, e il cambio continuo del punto di vista assume il più attento sguardo di Pirandello, accentuato dalle lunghe carrellate, proprio come in una visione, quasi un sogno.

 

La luce è teatrale: gli ambienti tendono ad essere scuri, illuminati dalle candele, per rendere più verosimile l’atmosfera anni ’20 del secolo scorso: anche l’uso dei costumi e le ricostruzioni dei luoghi sono fedeli.

 

Il rapporto tra il cinema e il teatro, la storia, la letteratura - degna di nota la scena d’incontro tra Pirandello e Verga - arriva ne La stranezza ad ottimi livelli, dimostrando ancora una volta come la settima arte sia correlata agli altri ambiti della cultura.

 

Quest’ultimo lavoro di Roberto Andò è notevole e apprezzabile, una commedia dal significato profondo, che omaggia degnamente un Nobel della letteratura.

 

Le interpretazioni sono ottime, partendo da Ficarra e Picone, che sono stati in grado di liberarsi dalla comicità come fattore limitante ed arrivare ad una recitazione più matura pur conservando la simpatia nota al pubblico. Il compito di Toni Servillo è stato non facile, interpretare un personaggio dello spessore di Pirandello richiede conoscenza ed estrema professionalità: Servillo è riuscito nell’impresa, per la somiglianza e l’evidente studio rivolto alla complessa figura dello scrittore.

 

La stranezza è un film che merita di essere visto, poiché ben realizzato e ben recitato, caratterizzato da una sceneggiatura solida, profonda ma non esageratamente impegnativa; si consiglia la visione nelle scuole e nei cineforum per le varie tematiche affrontate in una delle pagine più importanti della nostra letteratura.

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